top of page

Italiano
Versiones de Emilio Coco y Matteo Lefèvre

Emilio Coco (di UN CIELO PER LE COSE):

 

Se la poesia è un connubio tra l’enigma e la realtà, quella di Daniel Calabrese spicca notevolmente nella mappa poetica degli ultimi decenni, percuotendo lì dove la pietra si scontra due volte con la stessa vita.  [Jorge Boccanera]

 

Metodo per calcolare il tempo 

 

Quelli che vivono da questa parte della strada 

s’intendono di compensazioni:
ogni volta che qualcuno passa diretto verso il Sud 

annotano l’ora esatta 

e lasciano cadere una pietra nel vuoto dell’essere. 

 

Quelli che vivono dall’altra parte
conoscono la polarità:
ogni volta che qualcuno passa in senso contrario, 

di ritorno,
l’annotano ugualmente,
ma estraggono una pietra dal vuoto dell’essere. 

 

Così alcuni ne riempiono il vuoto 

ed altri lo liberano. 

 

Ogni tanto
quelli che ne hanno riempito il vuoto
passano attraverso il ponte vecchio (che era nuovo) 

e aspettano pazientemente
che passino quelli che ritornano dal Sud,
uno dopo l’altro,
finché il vuoto è totale. 

 

Método para calcular el tiempo// Los que viven a este lado de la ruta/ saben de compensaciones:/ cada vez que alguien pasa rumbo al Sur/ anotan la hora exacta/ y dejan caer una piedra en el vacío del ser.// Quienes viven del otro lado/ conocen la polaridad:/ cada vez que alguien pasa en sentido contrario,/ de regreso,/ anotan lo mismo,/ pero sacan una piedra del vacío del ser.// Así unos llenan su vacío/ y otros lo despejan.// Cada cierto tiempo,/ los que han llenado su vacío/ cruzan por el puente viejo (que era nuevo)/ y esperan con paciencia/ a que pasen los regresadores del Sur,/ uno tras otro,/ hasta que el vacío es total.

 

 

L’annegato

 

Desidero chiarire che non è stato in un fiume

ma nella stessa terra dove sono annegato. 

 

L’unico fiume che porto nella memoria 

è un trasalimento
dove le piccole cose affondano
anche se non arrivano mai a scomparire. 

 

A volte,
affondano prima che passi il fiume. 

 

E la loro richiesta di aiuto 

arriva
sempre tardi. 

El ahogado// Deseo aclarar que no fue en un río/ sino en la misma tierra donde me ahogué. // El único río que llevo en la memoria/ es un estremecimiento/ donde las pequeñas cosas se hunden/ aunque nunca llegan a desaparecer. // A veces, / se hunden antes de que pase el río.// Y su pedido de auxilio/ siempre/ llega tarde.

 

Le differenze tra mio padre e Kerouac 

 

Mio padre nacque un anno dopo,
molto lontano, quasi al margine di questa strada. 

 

Kerouac non ebbe, a sua volta, un padre 

nato in alto mare, come mio nonno. 

 

E perché avrebbe scritto poesia, mio padre. 

Invece Kerouac, tra cattolico e buddista, 

superava tutte le frontiere. 

 

Papà aveva una bicicletta rossa: 

quello è viaggiare. 

 

Uffa, entrambi detestarono il comunismo. 

Credo che se un incrocio misterioso
li avesse riuniti al tavolino di qualche bar 

avrebbero riso molto. 

 

Ma mio padre, che era peronista, 

si ubriacò una sola volta in tutta la sua vita.

Las diferencias entre mi padre y Kerouac// Mi padre nació un año después,/ muy lejos, casi a la orilla de esta ruta.// Kerouac no tuvo, a su vez, un padre/ nacido en altamar, como mi abuelo.// Y para qué iba a escribir poesía, mi padre./ En cambio Kerouac, entre católico y budista,/ excedía todas las fronteras.// Papá tenía una bicicleta roja: eso es viajar.// Uf, ambos detestaron el comunismo./ Creo que si un cruce misterioso/ los hubiese reunido en la mesa de algún bar/ se habrían reído mucho.// Pero mi padre, que era peronista, se emborrachó/ una sola vez en toda su vida.

Prodigio

 

Il lavoro di questo giorno consiste

nel portare una pietra da qui a lì.

È una roccia molto pesante
più di un bue, 

più di un sacco carico di pioggia. 

È un buco preistorico,
uno specchio nero
sul punto di inghiottirsi il mondo.

 

Il lavoro di questo giorno consiste 

nell’alzare quella pietra e depositarla 

dolcemente in mezzo alla strada 

perché si fermino i ciclisti, 

si fermi la musica in sottofondo, 

si fermi la Ruta Dos
nell’ora indicata dalle arterie rosse. 

 

E quando tutto sarà fermo,
ostacolato dalla pietra,
ferme le generazioni illuminate e pietose, 

fermo l’amore tra le cose naturali
e le cose manifeste,
il lavoro, allora, 

consisterà nel portarla via da quel posto,
sollevare la pietra nuovamente, con gli occhi stanchi, 

e seppellirla lì, nel nulla,
in quel lago di chiusa indifferenza
dove scricchiola il letto, si accende il televisore, 

brillano i motori,
cade il vino dentro la luce,
imputridiscono la memoria e le conversazioni tristi, 

e sprofondano, con la pietra,
nella più completa estinzione.

Prodigio// El trabajo de este día consiste/ en llevar una piedra de aquí para allá. /Es una roca muy pesada,/ más que un buey,/ más que una bolsa cargada de lluvia./ Es un agujero prehistórico,/ un espejo negro/ a punto de tragarse el mundo.// El trabajo de este día consiste/ en alzar esa piedra y depositarla/ suavemente en el medio del camino/ para que se detengan los ciclistas,/ se detenga la música de fondo,/ se detenga la Ruta Dos/ a la hora señalada por las arterias rojas.// Y cuando todo esté detenido,/ entorpecido por la piedra,/ detenidas las generaciones ilustradas y piadosas,/ detenido el amor entre las cosas naturales/ y las cosas manifiestas,/ el trabajo, entonces,/ consistirá en sacarla de ese lugar,/ levantar la piedra nuevamente, con los ojos cansados,/ y enterrarla por ahí,/ en la nada,/ en ese lago de cerrada indiferencia/ donde cruje la cama, alumbra el televisor,/ brillan los motores,/ cae el vino adentro de la luz,/ se pudren la memoria y las conversaciones tristes,/ y se hunden, con la piedra,/ en la más completa extinción. 

 

Acostarse en la tierra  y volver a sentarse

 

Va bene quello che hai fatto ieri
e va bene quello che stai facendo adesso, 
anche se insieme i pezzi
sembrano di vite contrarie. 

 

Entrambi sappiamo che il mondo
è uno specchio che non bisogna rompere. 

 

Un banco di pesci avanza come pani
che si moltiplicano sulla terra
e galleggiano sull’acqua.
È il giallo nero delle morti vive. 

 

Questo sacco sempre più pesante

che trasciniamo, chiamiamo tempo

e ci conferma che sì,
che tutto va bene. 

Il pezzo di cielo in cui ti sei vista 

riflessa in riva alla palude
mi si è conficcato nel petto, è un vetro

scheggiato e mi fa male. 

 

Molti camminiamo sull’acqua senza sforzo 

quando chiudiamo gli occhi. 

 

Pochi si azzardano a rimuovere un vetro 

conficcato nel petto. 

 

Nessuno ha dedicato tanto lavoro 

a disarmare una tristezza. 

 

Acostarse en la tierra y volver a sentarse// Está bien lo que hiciste ayer,/ está bien lo que hiciste hoy,/ aunque juntos los pedazos/ parecen de vidas contrarias.// Los dos sabemos que el mundo/ es un espejo que no hay que romper.// Un cardumen avanza como los panes/ que se multiplican en la tierra/ y flotan sobre el agua./ Es el amarillo negro de las muertes vivas.// A esa bolsa cada vez más pesada/ que arrastramos, le decimos tiempo/ y nos confirma que sí,/ que todo está bien. // El pedazo de cielo en que te viste/ reflejada a la orilla del pantano/ se incrustó en mi pecho como un vidrio/ astillado y me lastima.// Muchos andamos sobre el agua sin esfuerzo/ cuando cerramos los ojos.// Pocos se animan a remover/ un vidrio incrustado en el pecho.// Nadie ha dedicado tanto trabajo/ a desarmar una tristeza.

 

 

Vicino al porto 

 

Passano i camion.
Si arriva a mischiare il fumo del gasolio bruciato

con la pioggerella fresca della costa. 

 

Non ci sono poesie perfette

come il sole, come l’ombra.

 

E ancor meno che parlino di posti

vicino a questo porto dove fa freddo,

dove si accatastano contenitori blindati

per la gente instabile e per i topi. 

 

Passano le due metà di un cane.
La prima porta una testa normale, spaventata, 

l’altra si dissipa tra la nebbia e la scabbia.
Alla stazione lo hanno lavato con paraffina, 

sicuro che è stato il guercio che pulisce i vetri, 

forse gli ha regalato un pezzo di pane
e gli ha ordinato: non morderti più! 

 

Non si turbi il sonno di Pound.
Se i classici hanno già avuto epoche

di maggiore circolazione in America, 

 

almeno qui, vicino al porto,
tra il macchinario avvelenato
dalla merda dei gabbiani
(dove passano le metà di un cane
schivando quegli autocarri), 
nessuno più fa le cose perfette 
come il sole, come l’ombra. 

Cerca del puerto// Pasan los camiones./ Se llega a mezclar el humo del gasoil quemado/ con la llovizna fresca de la costa.// No hay poemas perfectos/ como el sol, como la sombra.// Y menos que hablen de lugares/ cercanos a este puerto donde hace frío,/ donde se apilan contenedores blindados/ para la gente inestable y para las ratas.// Pasan las dos mitades de un perro./ La primera lleva una cabeza normal, asustada,/ la otra se disipa entre la niebla y la sarna./ En la estación lo bañaron con parafina,/ seguro que fue el tuerto que limpia los vidrios,/ quizás le regaló un pedazo de pan/ y le ordenó: ¡basta de morderte!// Que no se turbe el sueño de Pound./ Si los clásicos ya tuvieron épocas/ de mayor circulación en América,/ al menos aquí, cerca del puerto,/ entre la maquinaria envenenada/ por la mierda de las gaviotas/ (donde pasan las mitades de un perro/ esquivando esos camiones de carga),/ ya nadie hace las cosas perfectas/ como el sol, como la sombra.

 

 

Posizione 

 

Sono il cameriere che mi serve,
il tipo che bada alla mia macchina,
la vecchia che mi lava gli indumenti.
E tutti i giorni, un poco,
quegli occhi che mi guardano da lontano. 

 

Sono il capo vittorioso,
colui che ordina la mia vita e i suoi bisogni, 

ma sono anche un cane modesto
che si aggira per la piazza
e a volte il carceriere che ha l’aureola
molto piccola, incollata alla testa. 

 

In genere, sono tutti questi 

quando ho gli occhi chiusi. 

 

Posición// Soy el mozo que me atiende,/ el tipo que me cuida el auto,/ la vieja que lava mi ropa./ Y todos los días, un poco,/ aquellos ojos que me miran desde lejos.// Soy el jefe victorioso,/ ese que ordena mi vida y sus necesidades,/ pero soy también un perro modesto/ que merodea por la plaza/ y a veces el carcelero que tiene el aura/ muy chica, pegada a su cabeza. En general, soy todos ellos/ cuando tengo los ojos cerrados.

Il ritornante 

 

Quello che è terminato 

sta succedendo ancora. 

 

Quell’amore che è stato, ritorna. 

Perché tutto ciò che reca sangue o musica 

prima o poi si riannoda. 

 

Ma attenzione. 

La mia carne ti conosce,
le mie dita hanno già camminato cento volte 

nella luce addormentata del tuo corpo. 

 

E non è acqua la sete. 

 

Non basta conficcare un pugnale nel cielo 

per scatenare una tempesta. 

 

 

El regresador// Aquello que terminó/ está sucediendo todavía.//Aquel amor que fue, regresa./ Porque todo lo que lleva sangre o música/ tarde o temprano se reanuda.// Pero cuidado./ Mi carne te conoce,/ mis dedos caminaron ya cien veces/ en la luz dormida de tu cuerpo.// Y no es agua la sed.// No basta clavar un puñal en el cielo/ para desatar una tormenta.

 

 

Il primo déjà vu 

 

Un cavallo sulla pampa e un albero. 

 

Un cavallo che dondola
con la tenerezza di una barca. 

 

Un cavallo di miele

e due redini dure. 

 

Cosa? Non hai visto la morte, 

come cavalcava? 

 

Un cavallo di legno
e un albero spezzato vagando 

per terre inutili. 

 

E ricordai com’ero:
assente, dondolato, triste, liquido. 

 

Cosa? Non hai visto la morte, 

come cavalcava? 

El primer déjà vu// Un caballo sobre la pampa y un árbol.// Un caballo que se mece/ con la ternura de un barco.//Un caballo de miel/ y dos riendas duras.// Qué. ¿No viste la muerte,/ cómo cabalgaba?// Un caballo de madera/ y un árbol partido vagando/ por tierras inútiles.// Y recordé cómo fui:/ ausente, mecido, triste, líquido./ Qué. ¿No viste la muerte,/ cómo cabalgaba?

 

_________________________________________

Matteo Lefèvre (di BATTUTA D'ARRESTO:

 

Battuta d’Arresto è un’opera inclassificabile, nata dall’esperienza autobiografica, ma come “de-realizzata” da un trattamento meticoloso del linguaggio poetico, con salti e associazioni insoliti, flussi di coscienza, dialoghi diretti intrecciati ad ellissi. Ogni poesia di Battuta d’arresto è il fotogramma di un racconto più ampio, con immagini in bianco, nero, grigio e rosso. Costruito con un succedersi di scene oniriche, questo libro sperimenta la combinazione di serie semantiche, una legata all’ambito bellico e l’altra al paesaggio patagonico, ricreando un’atmosfera strana, fatta di orrore e bellezza allo stesso tempo. [Marisa Martínez Pérsico]

Fiume di coltelli 

 

                               a Raúl Zurita 

 

Ti voglio raccontare una storia, amico mio: 

molti anni fa, negli anni dell’ossido,
mi hanno insegnato a odiare i tuoi paesi.
O così mi sembrava. 

 

Io non sapevo che tipo di amore fosse l’odio. 

 

La ruggine del porto accecava i tuoi occhi, 

lì dove si intrecciano i fiumi cileni
con le navi sudamericane. 

 

La soldataglia argentina portava 

coltelli morti, di quelli che nuotano 

nel plasma scuro delle arterie
come pesci spuntati. 

 

Chi non corre è un fiume,
pensai si dicesse nelle pianure tediose. 

O così mi sembrava. 

 

E mi prendevano a calci per colpa dei tuoi paesi. 

Provai schifo, ti dirò, una specie di schifo. 

 

Tu scrivevi come i fiumi
che dalla cordigliera scendono ai dirupi
e portano con sé lentamente il colore delle alture. 

 

La soldataglia cilena arrivava
in overdose da una terra confusa
perché quelle montagne si muovono, amico, 

e la gente presagisce che muoversi
è consuetudine dell’acqua. 

 

Allora i fiumi, la lingua
della terra quando parla al mare, 

cominciarono a correre nelle nostre vene. 

Erano fiumi circolari e rossi
come le frontiere di due paesi
che ruotano e si sfregano,
ferite con la forma del Cile,
macchie di umidità che sembrano isole 

su una mappa argentina. 

 

Correvano e correvano i sedimenti
di quella memoria che avvampa
e ci brucia la pelle
quando adottiamo la posa dei potenti. 

 

Soltanto quei fiumi possono correre
senza che li insegua una milizia di ombre
e molti animali credono che siano dèmoni. 

 

Anche loro hanno l’abitudine 

di starti col fiato sul collo. 

 

Ti dico che nessuno ci amava
e la mancanza d’amore, amico mio, 

fa prosciugare i fiumi dappertutto 

 

Magari ci inseguissero ombre o animali 

più che quei dèmoni. 

 

Nei torrenti di sangue
nessuno si azzarda a nuotare
per paura che ti morda un pesce ossidato
o che ti sfiorino quei coltelli,
ma non manca chi chiude gli occhi e si immerge, 

e gli altri ripetono, ripetono il gesto.
Può persino risultargli dolce,
facile a galleggiarci, gelatinoso,
tiepido come i cani gialli della strada
che guardano sempre indietro
per vedere se li insegue un paese di soldatini.
O due. 

 

Dai, che se ti odiano gli odiati 

non è amore, è matematica.
E preghiamo perché non si ripeta. 

 

Quei soldatini mi hanno insegnato a odiare i tuoi paesi. 

Per fortuna non ho imparato.
Anche se mi hanno inseguito, non ho imparato.

 

E pensa che poche volte pregando mi è andata bene. 

 

 

Río de cuchillos// a Raúl Zurita// Te voy a contar una historia, amigo mío:/ hace muchos años, en los años del óxido,/ me enseñaron a odiar tus países./ O me pareció.// Yo no sabía qué clase de amor era el odio.// La herrumbre del puerto cegaba tus ojos,/ ahí donde se enredan los ríos chilenos/ con los barcos sudamericanos.// Los milicos argentinos traían/ cuchillos muertos, de esos que nadan/ en el plasma oscuro de las arterias/ como peces desafilados./ El que no corre es un río,/ pensé que decían en las llanuras tediosas./ O me pareció./ Y me molían a patadas por culpa de tus países./ Sentí asco, te digo, alguna especie de asco.// Vos escribías como los ríos/ que bajan de la cordillera a los saltos/ y se llevan de a poco el color de los cerros.// Los milicos chilenos venían/ con sobredosis de una tierra confusa/ porque esas montañas se mueven, amigo,/ y la gente presiente que moverse/ es una tradición del agua./ Entonces los ríos, el idioma/ de la tierra cuando le habla al mar,/ empezaron a correr por nuestras venas./ Eran ríos circulares y rojos/ como las fronteras de dos países/ que giran y se friccionan,/ heridas con la forma de Chile,/ manchas de humedad que parecen islas/ en un mapa argentino.// Corrían y corrían los sedimentos/ de aquella memoria que arde/ y nos quema la piel/ cuando adoptamos la forma de los poderosos.// Solamente esos ríos pueden correr/ sin que los persiga una milicia de sombras/ y muchos animales creen que son demonios./ Ellos también tienen la costumbre/ de pisarte los talones.// Te digo que nadie nos quería/ y el desamor, amigo mío,/ hace desaguar a los ríos en cualquier parte.// Ojalá nos persiguieran sombras o animales/ antes que esos demonios.// En los torrentes de sangre/ nadie se atreve a nadar/ por miedo a la mordedura de un pez oxidado/ o a que te rocen esos cuchillos,/ pero no falta el que cierra los ojos y se mete,/ y los demás repiten, repiten./ Hasta puede resultarles dulce,/ fácil de flotar, gelatinoso,/ tibio como los perros amarillos de la calle/ que siempre miran hacia atrás/ a ver si los persigue un país de milicos./ O dos.// Vamos, que si te odian los odiados/ no es amor, es matemática./ Y rezamos para que no se repita.//Los milicos me enseñaron a odiar tus países./ Por suerte no aprendí./ Aunque me persiguieron, no aprendí.// Y eso que muy pocas veces tuve suerte rezando.

 

 

Un metro di neve 

 

Le isole erano come due macchie di umidità 

e io un ragazzo appena uscito da scuola. 

 

Mi diedero un fucile vecchio
che sparava da tutte le parti.
Nemici tanto ce ne sono ovunque, diceva il tenente 

sfottendomi per la mira.
Riuscivo sempre a fare centro. 

 

Al riparo della mia schiena appesero 

uno zaino porta radio
più pesante del primo dei corpi. 

 

Il freddo allontanava le mie mani dalla sfera sensoriale.
Io a quel tempo avevo solo
scarse nozioni in merito alla neve:
non la conoscevo dalle poesie di William Carlos Williams, 

e meno ancora da quelle di Artur Lundkvist. 

 

Quella mattina bisognava uscire dalle tende 

e infilarsi nei camion,
e uscire dai camion e infilarsi in un aereo,
e uscire dall’aereo e infilarsi nelle trincee, 

e uscire dalle trincee
ma un metro di neve lo impediva.

 

Quella mattina mi svegliai dentro 

il bianco dell’occhio,
dove passava un fiume di ladri 

come un fulmine cieco che si impadroniva di tutto. 

 

Mi svegliai dentro la luce
che divorava i ponti, le tende,
i camion, l’aereo,
le interpretazioni dei diversi, 

la teoria dello sviluppo morale, 

le trincee. 

 

Attraversai il fiume di ladri
e mi svegliai sull’altra sponda,
una sponda in cui nessuno annega perché il nulla 

è un luogo in cui non respirano più neanche i vivi. 

 

Le isole erano come due macchie

che non mi fecero mai vedere. 

 

Un metro de nieve// Las islas eran como dos manchas de humedad/ y yo un chico recién salido de la escuela.// Me dieron un fusil viejo que tiraba hacia cualquier parte./ Enemigos hay en todos lados, decía/ el teniente burlándose de mi puntería./ Siempre iba a dar en el blanco.// En la sombra de la espalda me colgaron/ un aparato de radio/ más pesado que el primero de los cuerpos.// El frío me sacaba las manos del campo sensorial./ Yo tenía por entonces algunas/ pobres referencias acerca de la nieve:/ no la conocía en los poemas de William Carlos Williams,/ menos en los de Artur Lundkvist.// Aquella mañana/ había que salir de las carpas/ y meterse en los camiones,/ y salir de los camiones y meterse en un avión,/ y salir del avión y meterse en las trincheras,/ y salir de las trincheras/ pero un metro de nieve lo impidió.// Aquella mañana desperté adentro/ del blanco del ojo,/ donde pasaba un río de ladrones/ como un rayo ciego apoderándose de todo.// Desperté adentro de la luz/ que se devoraba los puentes, las carpas,/ los camiones, el avión,/ la interpretación de los diferentes,/ la teoría del desarrollo moral,/ las trincheras.// Crucé el río de ladrones/ y desperté en la otra orilla, una orilla/ donde nadie se ahoga porque la nada/ es un lugar donde ya no respiran ni los vivos.// Las islas eran como dos manchas/ que nunca me dejaron ver.

Il bianco 

 

Di tutti i cieli che ho attraversato 

preferisco quello bianco
perché lì fondale e figure sono gli stessi. 

Requisiti di un buon cielo, 

ciò che succede
quando uno muore 

attaccato a una luce
quando uno muore d’amore 

quando uno muore. 

 

Sopra il bianco della neve
il bianco dell’occhio è un lampo, 

un ricordo che passa per la mente

alla velocità di un proiettile. 

 

Il bianco del bersaglio. 

       Il bianco della neve. 

              Il bianco dell’occhio. 

 

Ora viaggio rannicchiato nel posto 

laterale di un camion e la mia fronte 

appoggiata al finestrino
lascia una nube appannata. 

 

Le pietre sembrano un mare 

che non si muove. 

 

Il volto di lei un’immagine

che non si muove. 

 

El blanco// De todos los cielos que atravesé/ me quedo con el blanco/ porque ahí fondo y figura son lo mismo./ Requisitos de un buen cielo,/ eso que sucede/ cuando uno se muere pegado a una luz/ cuando uno se muere de amor/ cuando uno se muere.// Sobre el blanco de la nieve/ el blanco del ojo es un relámpago,/ un recuerdo que cruza por la mente/ a la velocidad de un balazo.// Dar en el blanco./ Dar en la nieve./ Dar en el ojo.// Ahora viajo encorvado en el asiento/ lateral de un camión y mi frente/ apoyada en la ventana/ deja una nube borrosa.// Las piedras parecen un mar/ que no se mueve.// El rostro de ella una imagen/ que no se mueve.// El blanco, visto así,/ es una promesa./ Y tampoco se cumple.

 

 

Profondo e spurio 

 

A meno che il tempo non metta a posto tutte le cose, 

come dicono da queste parti,
su questi tappeti di sporcizia
dove cavalcano i malnati 

e l’erba cresce sempre più dura e gialla,
a meno che il tempo non metta a posto le cose, 

come ti sto dicendo,
al momento io sono uno sbaglio,
uno sparo sbilenco del mio fucile storto,
un bastardo,
solo uno dei vari errori della divinità.

 

Di quelli meno gravi, va detto. 

Profundo y espurio// Salvo que el tiempo arregle todas las cosas,/ como dicen por ahí,/ en estas alfombras de mugre/ donde cabalgan los mal nacidos/ y el pasto crece cada vez más duro y amarillo,/ salvo que el tiempo arregle las cosas,/ como te digo,/ por el momento soy un desacierto,/ un tiro sinuoso de mi fusil torcido,/ un bastardo,/ apenas uno de los errores del dios.// De los más pequeños, eso sí.

 

bottom of page